Articolo su "La Cittadella" per mostra fotografica
Articolo su "La Cittadella" per mostra fotografica
giovedì, 09 luglio 2009 "La Cittadella"
Mostra realizzata dal Gruppo Missionario degli Angeli
Sulle tracce di don Claudio Bergamaschi
La personalità del missionario mantovano merita nuovi approfondimenti.
"Tutto in lui era ispirato dal soffio dello Spirito, dall'amore di Dio e del prossimo" di Giordano Formizzi.
Il gruppo missionario della parrocchia di S. Maria degli Angeli ha organizzato, nel periodo pasquale, una mostra fotografica in onore di un suo parrocchiano: don Claudio Bergamaschi. La preparazione dell'evento si è rivelata un momento di grazia. Il gruppo missionario è stato il primo a beneficiare di questa "rivisitazione" e, mano a mano che il lavoro procedeva, aumentava l'entusiasmo che ha portato a proporre un DVD e una serie davvero ricca di testimonianze fotografiche. A questo si è aggiunta un'altra suggestiva esperianza: la partecipazione della gente che da anni custodiva gelosamente le fotografie e che nell'occasione si è sentita partecipe e orgogliosa di poter offrire un contributo alla realizzazione della mostra. Il luogo e il tempo liturgico sono stati assai indovinati e hanno permesso a tanti fedeli di prender nota di un itinerario umano e spirituale di questo cristiano speciale, che nato da una umile famiglia ha compiuto un viaggio straordinario non solo per la dimensione geografica, ma anche per quella spirituale. La sua vocazione - sì una autentica chiamata del Signore - lo portò a varcare i confini materiali per portare il Vangelo a chi ne ha più urgente bisogno. La risposta alla "chiamata" lui la diede in età matura, quando già aveva percorso strade diverse, non direttamente orientate all'indirizzo che avrebbe dato una svolta decisiva alla sua vita. Aveva frequentato la scuola guadagnandosi meritatamente il diploma di Maestro elementare, al quale volle poi aggiungere una laurea "in lingue". Fu durante il primo anno d'Università che la sua decisione verso la via del sacerdozio venne manifestata e accettata dalle autorità religiose del seminario mantovano. Chi gli era sempre stato vicino - e io ebbi la fortuna di essere suo amico - aveva già intravisto in lui le tracce lasciate dalla voce misteriosa che parla alle anime elette a diventare pastori del gregge del Signore. La persona che più di ogni altra fu vicino a lui per aiutarlo, consigliarlo, sostenerlo fu il parroco don Danilo Vareschi. Aveva avvertito che qualcosa era nato nell'anima di Claudio e ne gioiva. Talvolta ci diceva: "Hai visto come prega, hai visto con quale concentrazione si raccoglie: quello parla davvero con Dio". Si sentiva chiaramente, quando stavi con lui, lo Spirito che circondava la sua persona, la pienezza evangelica che di giorno in giorno lo avvolgeva e ne plasmava le parole, gli atteggiamenti e i propositi. La sua vocazione missionaria non fu che il naturale sbocco di un lungo desiderio di dedicare la sua vita al bene del prossimo, in particolare al prossimo dimenticato, umiliato, reso schiavo da una società che rivolge la sua attenzione solo verso ideali di successo, di esibizione compiaciuta, di facile arricchimento. Era convinto che la parola di Dio non era annunciata con sincerità, mancava di autenticità perché marginalizzava l'uomo e non ne denunciava l'indegno sfruttamento economico e sociale. Nelle sue prediche sentivi davvero la voce preoccupata del pastore che vede maltrattate le sue pecore, i suoi ragionamenti erano essenziali, privi di qualsiasi compromesso a danno degli "umili della terra". Fu quindi chiaro fin dall'inizio che questo predicatore provocasse reazioni sdegnate in quanti sentivano smascherati i loro disegni di perversa conservazione. Voleva far capire che anche la salute fisica, l'istruzione, la giustizia nelle sue varie espressioni, sono manifestazione autentica dell'amore del prossimo e doveri imprescindibili dell'azione politica del governo, di ogni governo. Allora si capisce perché la sua presenza e la sua predicazione lo ha reso "indesiderato" alle forze politiche conservatrici, a quanti vedevano in lui impersonarsi la "provocazione cristiana dell'amore". Comprensibile, quindi, il tentativo di ostacolarne l'opera civilizzatrice ed evangelizzatrice e, forse, anche la volontà di eliminarlo, di toglierlo, per così dire, dalla circolazione. Più volte raccontò di aver cambiato itinerario sia in Italia sia in Brasile, per sfuggire a certe manovre vessatorie. La personalità di don Claudio merita una particolare attenzione, il suo ministero va meglio considerato e valutato, la sua memoria continuamente ravvivata. Oso perfino raccomandare un approfondimento delle sue qualità umane e spirituali, della sua vita interiore che sprigionava da un patrimonio soprannaturale presente in lui e rivelava una indubbia santità. Non credo di esagerare se dico che tutto in lui era ispirato dal soffio dello Spirito, dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo: sono questi, in fondo, i principi ispiratori del vero cristiano, e di quel vero cristiano che fu don Claudio. Avremo in lui un santo da venerare? Perché non auspicarlo?
Ragioni di una mostra,
Domenica 5 aprile 2009 con la partecipazione della sorella Carla presso la parrocchia di Santa Maria degli Angeli è stata inaugurata la mostra fotografica in ricordo di don Claudio Bergamaschi, prete mantovano, missionario in Brasile, morto per incidente stradale il 10 gennaio 1997. Perché questa mostra fotografica? Un po' di tempo fa, mentre iniziavamo il nostro cammino come gruppo missionario parrocchiale ci siamo chiesti quali sarebbero potuti essere i nostri obiettivi all'interno della nostra comunità, e fra le tante cose da fare ci siamo presi l'impegno per l'anno pastorale 2008/2009 di ricordare e riscoprire la figura di don Claudio Bergamaschi che alla missionarietà e alla carità ha dedicato buona parte della sua vita. Vogliamo riscoprire e ricordare la figura di don Claudio Bergamaschi, capire il suo messaggio, e offrire questa opportunità anche a chi non lo ha conosciuto. Con questa mostra fotografica tutti potranno vivere le tappe più importanti della sua vita, chi lo ha conosciuto potrà rivivere tanti momenti vissuti in compagnia di un amico sempre disponibile, chi non lo ha conosciuto personalmente potrà, tramite le foto, vedere quanto è stato amato da tutti coloro che hanno avuto modo di apprezzare la tenerezza che dimostrava alle persone con cui veniva a contatto nel suo cammino missionario accanto ai poveri. Don Claudio "Pastore, Padre, Profeta e amico della sua gente". Padre Claudio è stato un dono e un orgoglio per la nostra comunità e una comunità cresce quando riesce a non dimenticare i suoi figli migliori. Infatti, come scriveva Simone de Beauvoir, "Memoria non è ciò che si vuole ricordare, ma ciò che non si può dimenticare". Vogliamo ringraziare indistintamente tutte le persone che hanno collaborato in maniera diversa alla realizzazione di questa mostra, ma in particolar modo vorremmo ringraziare Carla Bergamaschi, sorella di Don Claudio e infine Giannina, mamma di don Claudio, per averci fornito documenti foto e informazioni. Gruppo missionario.
Carissima comunità, compagni di viaggio nel nostro cammino di fede, l'anno 2008/2009 avevamo scelto di viverlo nel ricordo di Don Claudio, oggi, pensiamo di aver raggiunto insieme, il traguardo della prima tappa di un cammino lungo e difficoltoso. Ci siamo aiutati con il "Bastone", la "Lanterna", la "Bisaccia" e la "Parola". Oggi è stato qui con noi don Luigi Caramaschi, parroco di S. Mateus (Brasile), a cui abbiamo consegnato il frutto di quanto la nostra comunità parrocchiale ha raccolto per alimentare il progetto di ampliamento della scuola-mensa infantile fondata da don Claudio. Come gruppo missionario vogliamo ringraziare tutti per averci sostenuto e aiutato in tutte le tappe del nostro cammino.
Vi lasciamo con le parole che Don Luigi ha scritto per ringraziare la Parrocchia della generosa offerta. Grazie e Buona Strada a tutti