La Madonna degli Angeli
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Il Dipinto della Madonna degli Angeli, con la sua radiosa preziosità illumina il presbiterio e l’intera chiesa, e con l’architettura del tempio costituisce quanto di meglio la fede e l’arte hanno tramandato in questo luogo.
La sacra immagine, a tempera su tavola di cm 195x80, restituita dall'ultimo restauro al primitivo splendore, raffigura la Vergine alta e solenne nella sua ieratica fissità, avvolta da una miriade di angeli-bambini che cantano o suonano strumenti a fiato o a corda.
La presentazione frontale e rigida di Maria, nonché la disposizione degli angioletti in forma quasi di mandorla, tradizionale simbolo di gloria, ricordano caratteri della pittura bizantina; ma la vivace varietà delle figurine di contorno, l’accenno di architetture e di paesaggio con castelli sullo sfondo, nonché le forme corpose della figura centrale, evidenti nel volto e nell'ampio manto azzurro, danno al soggetto una dimensione terrena, che avvicina la Vergine a chi la guarda e, anziché una lontana apparizione celeste, le conferisce i caratteri di una presenza familiare.
Questi aspetti consentono di inserire il dipinto nella corrente dello stile gotico tardo, con qualche accenno rinascimentale. Il confronto con altri dipinti mantovani, confortato da considerazioni storiche, ha indotto gli esperti ad attribuirlo a Niccolò da Verona, uno dei pittori venuti a Mantova sulla scia di Andrea Mantegna negli ultimi decenni del Quattrocento. La datazione, pur orientativa, sorregge la convinzione che la tavola sia stata voluta specificamente per questa chiesa, come traduzione figurativa del solo titolo formale.
La sacra immagine, a tempera su tavola di cm 195x80, restituita dall'ultimo restauro al primitivo splendore, raffigura la Vergine alta e solenne nella sua ieratica fissità, avvolta da una miriade di angeli-bambini che cantano o suonano strumenti a fiato o a corda.
La presentazione frontale e rigida di Maria, nonché la disposizione degli angioletti in forma quasi di mandorla, tradizionale simbolo di gloria, ricordano caratteri della pittura bizantina; ma la vivace varietà delle figurine di contorno, l’accenno di architetture e di paesaggio con castelli sullo sfondo, nonché le forme corpose della figura centrale, evidenti nel volto e nell'ampio manto azzurro, danno al soggetto una dimensione terrena, che avvicina la Vergine a chi la guarda e, anziché una lontana apparizione celeste, le conferisce i caratteri di una presenza familiare.
Questi aspetti consentono di inserire il dipinto nella corrente dello stile gotico tardo, con qualche accenno rinascimentale. Il confronto con altri dipinti mantovani, confortato da considerazioni storiche, ha indotto gli esperti ad attribuirlo a Niccolò da Verona, uno dei pittori venuti a Mantova sulla scia di Andrea Mantegna negli ultimi decenni del Quattrocento. La datazione, pur orientativa, sorregge la convinzione che la tavola sia stata voluta specificamente per questa chiesa, come traduzione figurativa del solo titolo formale.