Terza Domenica "Servitori"
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OTTOBRE 2021 MESE MISSIONARIO
Terza domenica
(17 ottobre)
Servitori
«chi vuole diventare grande tra voi
sarà vostro servitore!» (Mc 10,43).
Più di quanto immaginiamo cerchiamo Dio nella linea della “potenza”. Come Giacomo e Giovanni ambiamo a poteri e privilegi seguendo Gesù. Il quale, con pazienza e con l’esempio della sua vita, ci porta altrove, sulla via dell’impotenza, dell’umiltà nell’amore, quella che ha scelto per sé.
Egli ci aiuta a diventare grandi, non alla maniera dei governanti che dominano e opprimono, ma come servitori, che assumono responsabilità curvandosi sui fratelli, come Gesù ha fatto lavandoci i piedi.
Ci vuole servitori, senza sosta, verso tutti, soprattutto avvicinandoci ai piccoli e scartati della società, come lui ci ha mostrato. Se lo seguiamo fedelmente, può offrirci anche il calice che lui ha bevuto, ossia, donare la vita per amore, servendo i fratelli. Questo ci fa grandi. Pur difficile, la chiamata di Gesù a essere servitori è ancor oggi uno degli inviti più sentiti e messi in pratica da parte dei suoi discepoli.
In questa terza domenica del Mese missionario, vogliamo unirci a tutta la Chiesa che inizia il cammino verso il Sinodo dei Vescovi, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”: si apre oggi la fase diocesana che durerà fino al prossimo mese di aprile. Il Signore ci conceda la grazia di sentirci tutti parte viva della Chiesa universale diffusa sulla terra, condividendo lo stile del servizio, per il bene di tutta l’umanità, secondo l’esempio del Signore Gesù, che è venuto per servire e non per essere servito.
La comunità cristiana, in particolare, è “il corpo di Cristo” e, come ci ricorda San Paolo, in un corpo ci debbono essere molte membra diverse tra loro ma nello stesso tempo unite tra loro da un legame funzionale. Mani e piedi, stomaco e fegato, cuore e reni e polmoni sono organi diversi gli uni dagli altri, ma funzionano bene solo se il collegamento tra tutti loro è effettivo. Se uno solo degli organi comincia a funzionare male, anche tutti gli altri organi ne soffrono e funzionano meno bene. Così la comunità cristiana è composta di molti membri che hanno vocazioni diverse. Sarebbe un problema se chi ha una vocazione volesse svolgere la funzione che tocca a un altro; ma sarebbe un problema anche se qualcuno si tirasse indietro e lasciasse che gli altri operino in modo autonomo, senza il suo contributo. Il funzionamento sano della comunità richiede l’apporto di tutti, la corresponsabilità di tutti. Ciascuno, infatti, è responsabile del suo servizio proprio, ma ciascuno è anche responsabile del funzionamento di tutto il sistema dal quale dipende anche il buon funzionamento di ciascuno. L’azione pastorale infatti è operata concretamente da persone che portano le loro qualità e i loro limiti; la collaborazione richiede che persone diverse sappiano parlarsi a vicenda e sappiano lavorare insieme. Non è cosa scontata; anzi, tutto questo suppone un lungo lavoro su sé stessi per abituare sé stessi a lavorare insieme agli altri.
Noi tutti siamo responsabili del dono della fede in Cristo Gesù, chiamati a viverla e ad annunciarla con gioia e consapevolezza.
Invito alla partecipazione alla vita
parrocchiale.
Nel tempo dello
scoraggiamento, quando sentiamo che amare è difficile, che la vita di famiglia
è pesante e faticosa, che fare il bene non sempre piace ed è duro, quando viene
la tentazione di mollare tutto (quante volte succede!) ricorda questo
suggerimento:
“La fede
cristiana ti offre dei mezzi. Li conosci? Li sai usare? Vuoi provare? Sono
stati utili a tanti prima di te. Sacre scritture, meditazione, silenzio,
ascolto, dialogo, direzione spirituale, preghiera, spirito di sacrificio e di
lode…
La tua vita è
come un viaggio.
Apri la tua
bisaccia di viandante e pellegrino. Mettici l’occorrente. Il Signore è con te.
Buon viaggio!”
Ci siamo mai soffermati a pensare un attimo che cos’è la vita di
una Parrocchia? Un quartiere più o meno grande, più o meno numerosa ruota
attorno ad una Chiesa. Ma una Chiesa, sia ben chiaro, non è solo l’edificio
davanti al quale si passa, facendo se si è cristiani, un cenno di saluto al
Cristo sull’Altare o pronunciando un semplice: “Ti saluto o Maria” se su
quell’altare c’è un’effige della Madonna che veneriamo.
Una chiesa o meglio una Parrocchia, se vogliamo restringere il campo di riflessione, è
“un’organizzazione vivente formato da cellule viventi che vivono in comunione”.
Infatti, solo dove c’è comunione c’è la Chiesa, dove la comunione manca non c’è
chiesa, ma solo delle mura dove Cristo continua ad offrirsi dinanzi ad
un’Assemblea distratta, non partecipe. In una Parrocchia la comunione si
esprime con “segni”, autentici gesti di unione, condivisione, solidarietà,
amicizia di persone che sanno di essere chiaramente al servizio gli uni degli
altri.
Vita di una Parrocchia è partecipazione al ministero della missione della
Chiesa in modi e forme diversi. Dice S. Paolo agli Efesini (4, 11-12): “È lui
il Cristo che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti altri come
evangelisti, altri come pastori e maestri per rendere idonei i fratelli a
compiere il ministero al fine di edificare il Corpo di Cristo”.
La Parrocchia perciò “è attualmente uno sbocco dinamico assolutamente
necessario perché la salvezza di Cristo possa giungere a tutti gli uomini”.
Gesù, è vero, non ha istituito la Parrocchia, ma ha senz’altro voluto che lungo
i secoli, fossero istituiti quegli organismi che si sarebbero rivelati
necessari alla salvezza degli uomini.
Sarà quindi necessario far vivere la nostra Parrocchia sempre più e meglio
con l’apporto che ognuno si sente chiamato ad offrire affinché la sua opera si
faccia sempre più dinamica e costruttrice, affinché non sia una “massa amorfa,
un agglomerato di case, una rete di strade, una folla incolore”, ma formata da
gente viva, convocata che cerca un dialogo, una comunicazione, una fraternità
negli altri e vuole insieme agli altri fare e continuare un cammino di fede e
di conversione. Una chiesa, popolo di Dio che, impegnandosi, si lascia guidare
dallo Spirito. A ciascuno, dice l’Apostolo, “è data una manifestazione dello
Spirito per l’utilità comune” (I Cor. 12,7)
Cari amici, parrocchiani, non tiriamoci indietro, non stiamo a guardare. Il
campo di lavoro è grande, qualcosa c’è da fare per tutti, secondo i propri
talenti (Mt 25,14-30). Scopriamo in noi stessi quale è il dono principe che lo
Spirito ci ha dato e mettiamolo a frutto: “Catechesi, assistenza, carità,
missione, liturgia, evangelizzazione, semplici lavori, aiuti...”, tutto è
valido allo stesso modo quando è fatto per la gloria di Dio e l’avvento del
Regno.
Cerchiamo tutti di essere corresponsabili, coinvolti in un sincero e
profondo impegno di vita offrendo attraverso la propria opera, anche se fatta
di poche ore, un’immagine di cristianesimo vero, perché lo Spirito che “prende
ciò che è del Cristo e ce lo consegna”, produca nelle membra del suo Corpo
mistico l’immagine e la somiglianza del suo "Capo”!